Matteo Porru

MATTEO PORRU

VI RACCONTO IL CAMPIELLO

LIBRI

“Abbiamo riso, bevuto, scherzato, passato insieme una serata magica come quelle che solo il Campiello sa regalare. E fu così che fra mille amuse-bouche e altrettanti bicchieri di prosecco Valdobbiadene, arrivò la mezzanotte...”

Se vinci un Premio Campiello, che sia Opera Prima, Super o Giovani, vinci una famiglia.
La famiglia del Campiello si riunisce tutta, e in pompa magna, in due giorni di settembre, come a Natale e a Capodanno, con tanto di amici, compagni, colleghi e cugini di vario grado e parentela. E si ritrova a pezzi, per qualche evento, nel corso dell’anno. La famiglia si scrive su WhatsApp, si supporta sempre, vive della gioia e dei successi di ogni membro. E a fine agosto, mentre la stragrande maggioranza degli italiani finisce le ferie e maledice in ordine sparso i colleghi, gli arretrati e la sveglia alle sei e mezza, la famiglia del Campiello sa che si avvicina la finale. E non vede l’ora che arrivi, per potersi allargare, ritrovare e festeggiare le storie, tutte quante, tutte insieme.

Il primo giorno dei due è dedicato ai ragazzi. Lo sguardo di Confindustria è sempre stato molto attento al futuro del mondo, imprenditoriale e non solo, ed è stata questa prospettiva a spingere la Fondazione Il Campiello a istituire la sezione Giovani nel 1996. La vigilia della finale, da diversi anni, è una serata dedicata ai “Campiellini”. Fino al 2019, si chiamava “Campiello Ducale”: a ogni finalista veniva chiesto di scrivere un breve racconto che veniva poi recitato e musicato nelle sale di Palazzo Ducale, con tanto di rinfresco con vista su Piazza San Marco. Il Covid, l’anno scorso, ha cancellato questo appuntamento, come pure il gala a La Fenice e la finale nel teatro più bello d’Italia, che alla fine si è fatta, va detto, nella piazza più bella del mondo. Premio Campiello 2021 Premio Campiello 2021 Quest’anno, il Campiello Ducale ha cambiato nome, cognome, indirizzo, codice fiscale e, soprattutto, concept: ad andare in scena, al Teatro Goldoni, il 3 settembre sera, è stata la prima edizione di Note e parole: racconti in musica, in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto e il CPM Music Institute, un istituto d’eccellenza diretto da un mostro sacro della musica italiana, Franco Mussida. Formula simile, idea diversa: comporre una musica di accompagnamento ai racconti (in gara), poi interpretati da due attori. Una riuscita, anzi riuscitissima, unione fra talenti e fra due arti affini, musica e scrittura. Menzione speciale, anzi specialissima, a Veronica Gori (studentessa del CPM) per la colonna sonora de La somiglianza di Camilla Tibaldo, un piccolo gioiello che racconta l’affanno del giovane Carlo e il “male di vivere” che lo divora, lettera dopo lettera. Gli altri finalisti erano Salvatore Lamberti, con Roman, un crudo e splendido spaccato di vita di un ragazzo romeno in un mondo cattivo; Martina Sangalli, con Blu colomba, una morbidissima storia d’amore, e di non detti, fra Livia e Andrea; Shannon Magri, con Kiyoshi nella tempesta, un rapporto complesso e turbolento fra madre e figlio, che emerge in tutta la sua intensità fra poesie e nubifragi (il racconto che convince meno, n.d.r); e Ritratto di Parigi, di Alice Scalas Bianco, dove la capitale francese, dipinta più che descritta, fa da sfondo ai tormenti del passato irrisolto di Monsieur Lachaud. Ricordatevi questo titolo, ma soprattutto questa autrice.

In sala, come ospiti d’onore, c’eravamo io, Michela Panichi, Premio Campiello Giovani dell’anno scorso, tesoro di ragazza e carissima amica, ed Elettra Solignani, Premio Campiello Giovani 2018, una ragazza che, se non esistesse, toglierebbe molta luce al mondo, e a me.

Al rinfresco dopo l’evento, insieme a quattro finalisti e ai ragazzi del CPM, ci siamo accampati sugli scalini vicino ai tavoli, già tutti pieni o prenotati. Abbiamo riso, bevuto, scherzato, passato insieme una serata magica come quelle che solo il Campiello sa regalare. E fu così che fra mille amuse-bouche e altrettanti bicchieri di prosecco Valdobbiadene, arrivò la mezzanotte, e poi l’una, e poi la fine del tempo che ci è stato concesso per ricordarci seduti in cerchio, in abito da sera e vagamente brilli, a parlare del tempo, del mondo, di noi.

La mattina dopo, io e la Panichi di cui sopra abbiamo fatto colazione con la conferenza stampa davanti, in diretta dal Fondaco dei Tedeschi. La conferenza stampa serve sostanzialmente a tre cose: ad annunciare il vincitore del Premio Campiello Giovani; a presentare i finalisti senior e la serata finale nel dettaglio (sarà all’Arsenale: tenetelo a mente); e ad ascoltare, come ogni anno, le richieste dei giornalisti che chiedono di avere quanto prima il nome del vincitore del Supercampiello, così da chiudere in tempo le edizioni in carta stampata.

Il Campiello Giovani 2021 lo vince Alice Scalas Bianco. Io e Michela urliamo di gioia. Rovescio la tazza del latte sul tavolo e per miracolo sfiora, e non tocca, il computer in carica. Ai finalisti senior (Giulia Caminito, Paolo Malaguti, Paolo Nori, Carmen Pellegrino e Andrea Bajani) viene fatta una breve intervista, alla quale segue, come da programma, l’arringa dei giornalisti. Nell’intervallo fra le interviste e le domande dal pubblico, io e Michela, grazie a congiunzioni astrali a favore, arriviamo al Fondaco giusto in tempo per salutare Alice, gli altri ragazzi, gli altri finalisti e gli altri componenti della famiglia Campiello.

Da qui, le strade si dividono: i finalisti, la famiglia stretta e i vincitori Giovani e Opera Prima vanno a colazione dal Conte (non Giuseppe, né Antonio, ma Marzotto). Io, Michela e Silvana, la fidanzata di Salvatore, andiamo a pranzo vicino a San Marco. Ci raggiunge Elettra. Verso le tre, io e Michela torniamo a casa. Io divento Geims Bond (Geims è la burda copia del più blasonato James n.d.r), lei Ursula Andress. Lo smoking è bello, bellissimo, ma ha un solo difetto: la fascia, che non resta stretta. Ci pensa Michela a stringerla e, per la prima volta in tre anni, la fascia è rimasta lì, ferma. Le ho chiesto più volte se ci fosse un trucco. Non mi ha ancora risposto.

Ci troviamo con Elettra, alias Honey Ryder, a Piazzale Roma, alle sette. La serata inizia alle otto e mezza. All’Arsenale. Dall’altra parte di Venezia. E alle sette, e alle sette e mezza, e alle sette e quaranta, a Piazzale Roma, non arrivano taxi, né vaporetti che ci possano anche solo avvicinare alla zona. Iniziamo a sudare. Geims Bond, Ursula Andress e Honey Ryder corrono avanti e indietro per Venezia alla ricerca di un taxi come tre disperati disarmati. Finalmente, dopo quarantasei interminabili minuti, M manda un vaporetto. Fino alla Giudecca. Da lì, tutta a piedi. Con tacco a spillo.

Perdiamo il senso del tempo e dello spazio ma sappiamo già che sono passate le otto e mezza e non si vedono segni di vita intelligente, fatta eccezione per un anonimo veneziano al telefono e un gabbiano a terra in stato confusionale. Arriviamo a Celestia. Bisogna attraversare un canale e non ci sono ponti. C’è solo un vaporetto che passa da lì e quello che sta per passare è l’ultimo della giornata. Siamo stanchi, sudati, abbiamo perso la sensibilità dei piedi ma Dio esiste e vive a Venezia e quell’ultimo vaporetto da Celestia, alla fine, lo abbiamo preso. A bordo di quel vaporetto c’era tutto l’MI6, rimasto anche lui vittima dei taxi fantasma e dei vaporetti inesistenti.

Dopo due ore di viaggio, arriviamo a Itaca. E ne vale la pena: il posto è talmente bello che sembra finto. Conduce Andrea Delogu, anni luce meglio di quando aveva condotto la mia edizione due anni prima, e Lodo Guenzi, che non sa che fare ma lo fa bene. Alle dieci, come da richiesta dei giornalisti, arriva il nome: vince, anzi stravince, Giulia Caminito. Giulia Caminito, Premio Campiello 2021 Giulia Caminito - Premio Campiello 2021 Giulia piange. Non riesce a stare in piedi e si alza con una forza che le appartiene e le viene da dentro, da dove non sente dolore, dalla Gaia che le abbraccia i pensieri e le urla: bravissima.

Al rinfresco, la famiglia si ritrova. Si beve, si mangia, si sta insieme. Si sa che è finita, si raccoglie tutto. Si chiacchiera, si piange, si ride senza un motivo valido per farlo ma solo perché è bellissimo e basta questo. Torniamo indietro dai confini del mondo civilizzato con un vaporetto noleggiato apposta, ed è venuto a tutti spontaneo chiedersi perché non organizzarne uno anche all’andata.

Davanti a me, Elettra, Alice e Michela, quattro Premi Campiello Giovani felici e stravolti, c’era Walter Veltroni con signora, stanco anche lui, e una buona fetta di famiglia che scendeva alla Giudecca o a Piazzale Roma. Michela mi si appoggia sulla spalla, vorrebbe dormire. Elettra guarda il telefono per rimanere sveglia. Veltroni tenta di impegnare lo sguardo su qualcosa che lo distrae poco dopo. Alice sorride e guarda le onde.



In copertina, da sinistra verso destra: Michela Panichi, Premio Campiello Giovani 2020 - Elettra Solignani, Premio Campiello Giovani 2018 - Matteo Porru, Premio Campiello Giovani 2019

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