L'ISOLA DELLE STORIE 10

isola delle storie

FESTIVAL DELLA LETTERATURA

Così a Gavoi, tra arte e poesia, va in scena l’affresco di un Isola che ancora una volta è capace di far sognare.

10 anni. Quante storie dietro a queste 10 estati. Quanti libri letti, sfogliati, odorati, abitati, vissuti, amati.

Massimo Gramellini 10 è il voto che a scuola si da al più bravo. Così come 10 è il voto che il pubblico ha tributato a questa edizione da record de L’Isola delle Storie che proprio quest’anno festeggia il suo decimo compleanno. Una torta farcita di numeri importanti che, come commenta Marcello Fois nella gratulatoria dell’ultima serata «Hanno portato a Gavoi, in soli 4 giorni, oltre trentamila persone, in un paese di 2800 abitanti.» Ha sorpreso tutti. Persino gli scrittori che, da Robert Hültner a Alex Wheatle, da Marco Malvaldi a Simonetta Agnello Hornby esclamano: «Non abbiamo mai visto tante persone raccolte intorno a dei reading» e Susanne Höhn, direttrice del Goethe-Institut in Italia, osserva «a Gavoi ritrovo l’Italia che io vorrei».
Gavoi con la sua storia. Gavoi e le sue storie.
Un luogo lontano dall’idea rumorosa del fasto. Chi arriva qui lo fa come avrebbe voluto Magritte, per ascoltare “il silenzio del mondo”. Così come in un enigmatico affresco del pittore belga, le pipe non sono più pipe, così come le piazze non sono più piazze ma agorà surreali per cervelli rumorosi. Qui non vi è nulla di plastificato. Tutto è materico. Come le installazioni visionarie in acciaio cor-ten, molate e fiammate, che hanno invaso le piazze e i palchi offrendosi come quinte. Sono figure animalesche realizzate nei laboratori nuoresi di Bam-Design sotto la direzione artistica di Angelo Monne. Delicati accenni che rimandano ad una vita contadina e forse qualcosa di ancora più arcaico come il ferro e il fuoco. Qui si raccontano mondi fatti per essere visitati con lentezza. Piccoli spazi per raccontare grandi storie. Ci siamo divertiti a pendolare tra le piazze, come S’antana ‘e susu. La piazza col balcone e la fontanella. E li, da quel balcone fiorito, abbiamo sentito raccontare la Napoli di oggi e la Napoli di ieri dalla bocca e dalla penna di Maurizio Di Giovanni col suo personaggio feticcio il commissario Ricciardi. E ancora, Marco Malvaldi, che per alcuni rappresenta il nuovo Camilleri, con il suo nuovo libro Milioni di Milioni. chiara valerio Un chimico che diventa scrittore e un funzionario di banca, come Di Giovanni che scrive libri.
Ma c’è anche chi , come Robert Hültner, in una Germania in bianco e nero, andava in giro nei paesini più remoti con un cinema ambulante a portare il cinema la dove non c’era. E li in mezzo alla gente, alla Baviera, ha fatto tesoro di umanità lontane e esistenze dimenticate che oggi pulsano di carne e di sangue nei suoi libri.
Nel giardino comunale si alza il sipario sulla satira. Vauro, dileggia un mondo politico che si fa sempre più sordo alle avarie di una nazione. «La satira come gesto di accusa e di condanna. Ma anche gesto d’amore come ho fatto con Don Gallo, Franca Rame e Margherita Hack» sottolinea sempre col sorriso tra le labbra nel suo vernacolare e piacevole accento toscano. E non risparmia nessuno, dal Presidente della Repubblica Napolitano allo spreco di danaro pubblico per l’acquisto dei cacciabombardieri, da Berlusconi, trasfigurato in tutte le declinazioni nelle sue icastiche vignette, al dietro le quinte di Servizio Pubblico, il programma televisivo di Santoro. E non risparmia neppure se stesso: «Penso al mio epitaffio come a una presa per il culo sulla mia vita». Momenti di commozione che gli bagnano gli occhi quando parla di Borsellino, e un fuori programma inatteso: nel momento in cui si parla di articolo 1 della costituzione, di morti-bianche e vittime del lavoro un uomo chiede la parola. Sta seduto su una sedia a rotelle. È Giammarco Mereu. Vauro lo fa avvicinare al palco, vuole che parli.

Sì, non ti ho sentito, con il tuo fare silenzioso e traditore.
Non ho sentito che volevi aggredirmi.
Pensavi di abbattermi con facilità e invece hai trovato un avversario che si è piegato ma non si è spezzato...


Inzia così Non ti ho sentito, la poesia che Giammarco scrisse dopo l'incidente sul lavoro. Dopo che quel cancello di 600 chili gli rovinò addosso spezzandogli la schiena. marcello Fois

marta pastorino Una voce per dar voce anche a chi da sotto quel cancello, quel trattore rovesciato, quel ponteggio dal quale è caduto non si è più risollevato vivo.
L'Isola delle Storie è anche questo. Raccontare il mondo delle fiabe amare. Quelle brutte da digerire.
Un Isola dove bagnarsi di luce e lacrime nel memoir Apnea di Lorenzo Amurri, con le letture di Daniele Monachella. «La scrittura è il luogo dove le gambe ce le hai: usale!», gli suggerisce un amica.
Così Lorenzo decide di dar voce, passando anche attraverso i tabù del suicidio e del sesso, alla realtà di un dolore - che si fa ferita per la carne e per il cuore - nelle trame di questo racconto. «Un romanzo diviso in 3 parti», racconta Amurri, «Il corpo. La testa. L’anima. Tutto scritto al presente, perché è una forma che fa vivere al lettore le cose così come stanno accadendo». E lo fa talmente bene e con dovizia di particolari, da far rivivere al pubblico le immensità di una tragedia, portando gli ascoltatori al fondo delle emozioni.
E poi ci sono le "Storie di Altri Luoghi" dove, con Antonio Skármeta, abbiamo abitato il Cile della dittatura di Pinochet. Dai ricordi de Il postino di Neruda all’ultima sua fatica letteraria I giorni dell’arcobaleno. Da quel lontano 11 settembre del 1973 sino ai giorni nostri. Lo fa in modo leggero, come solo lui sa fare, con il suo sguardo buono e il sorriso soffice dei suoi 73 anni, in uno spagnolo comprensibile a tutti. Gli applausi scoppiano alla fine di ogni suo intervento, prima ancora che la traduttrice, Juana Weber-Sommermann, faccia in tempo a riportare in italiano il suono delizioso di quella lingua romanza.
La piazza della scuola elementare magnificata dai disegni dei bambini e dalla “Bob-Art” di Bob Marongiu diventa il luogo di elezione per le letteratura dei ragazzi. Zita Dazzi insieme a Teresa Porcella, leggono Il mondo di Teo. Zita racconta la storia di «Teo che si nutre di Tv e non ama la lettura» e aggiunge «Dobbiamo essere noi genitori a dare l’esempio. Un bambino sarà invogliato a leggere se vedrà anche i suoi genitori leggere»
Antonio Skármeta In questa decima edizione ci si è interrogati sulla differenza tra poesia e prosa, sulla specificità della poesia. Chiara Valerio lo ha chiesto a Ruxandra Cesereanu e Karl Lubomirski due miti viventi della poesia contemporanea.
Per Ruxandra «un poeta è uno sciamano che costruisce paramondi» per Karl «Un poeta è come una ninfea che esce da un lago» C’è armonia, ritmo e melodia nell’opera di questi due grandi poeti. Poesie che procedono per immagini. Ma c’è qualcosa di gotico, di apocalittico, che ci ha colpito profondamente nell’opera di Cesereanu. «La morte è un uomo col sesso opaco, la morte non può essere donna…» in La Fioraia, o ancora in quello che lei definisce «un poema con un esorcismo finale musicale», Rigor Mortis: «Quando l’amore è una saliva di sangue…»
Stesso palco e stessa piazza, Mesu Bidda, ma il giorno prima, con due penne esordienti: Anna Maria Falchi con L’Isola delle Lepri e Marco Porru con L’eredità dei corpi. Due opere così apparentemente distanti ma che nell’orditura narrativa svelano lo stesso fil rouge: la disperata ricerca della propria identità.
«Qualcuno ha la vita che vorrebbe? » Si chiede Paola Mastrocola. Da questo interrogativo si sviluppa Non so niente di te che è la storia di Fil, ragazzo cresciuto tra le rassicuranti mura di «una famiglia robusta» di genitori che lo vorrebbero qualcuno o qualcosa con quel pezzo di carta, quel PHD, da sventolare nei salotti buoni davanti ad azzimati ospiti e fumanti teiere. Così siamo convinti che nostro figlio sia a Stenford a finire il dottorato e invece lo ritroviamo a fare il pastore a Oxford con un gregge di pecore. E allora chiediamoci, continua la scrittrice torinese «Perché la scelta di vita di un figlio, che non coincide con le nostre aspettative, ci mette in crisi?» Perché c’è sempre una certa distanza tra quello che gli altri si aspettano da noi e quello che realmente siamo. Perché abbiamo il dovere di imparare ad ascoltare il cuore dei nostri figli.
E dal cuore gonfio di dolore di un bambino, di un figlio, che è dovuto crescere in fretta dopo la morte della madre con Fai bei sogni, Massimo Gramellini ci catapulta nell’universo della sua infanzia. Un memoir che parla di amore, evidenziando come la figura materna non sia in nessun modo sostituibile. «Ci sono uomini che cercano nella propria compagna la madre che non c’è più. Questo è un grosso errore.» Ad accompagnarlo con il reading, davanti a una folla oceanica sul palco di piazza Sant’ Antiocru, sua moglie Elisa Galletta. Diventa una serata speciale, dove gli accenti si spostano presto anche sul tema dell’incontro: Povera Patria. «Dobbiamo smetterla di essere sudditi. Il suddito delega, il cittadino no» avverte Gramellini «La parola chiave è I-n-t-u-i-z-i-o-n-e. Dobbiamo ascoltare la voce del cuore e intuizione è una voce che per sentirla ha bisogno di silenzio»
A creare scompiglio narrativo ci pensa Don Chisciotte! Davanti a Gek Tessaro i nostri sguardi ritornano a farsi rotondi come quelli di un bambino. Tessaro, racconta, canta e disegna. Anche a due mani. «Leggere è come un uccellino che sbatte le ali e sul tuo cuore si posa», così in uno dei passaggi del suo Il cuore di Chisciotte. Il poliedrico artista veneto ci prende per mano per condurci negli abissi della follia. Quella dei matti, dei cavalieri erranti, quelli che credono nella bellezza dei propri sogni.
Scrive di lui Rosella Cugis, una delle tante ammiratrici che sono accorse a Gavoi per applaudirne la sua arte: «lo spettacolo di Gek è come un risarcimento inaspettato, un bicchiere di acqua fresca nella calura estiva, una brezza leggera nella notte dopo una giornata di fatica…»
Sabato notte, Massimo Cirri (Caterpillar, Radio Rai) insieme a Marcello Fois provvedono ad ammorbidire i freni inibitori degli illustri autori presenti a Gavoi. Mirto con l’Autore. Nettare di Mirto e confessioni al peperoncino per una notte dal registro comico che con garbo e sano umorismo ha saputo strappare le risate di tutti.
jek tessaro Donne, ma anche uomini, che ostentano la propria fragilità. Così, nella serata conclusiva della kermesse barbaricina, Simonetta Agnello Hornby col suo Il male che si deve raccontare accende i riflettori su temi ruvidi, di ancestrale memoria: la violenza sulle donne. Di chi sia la responsabilità, come prevenire, ma soprattutto come scardinare la dittatura del sopruso, della violenza e della morte. Tema molto caro anche a Michela Murgia in «L'ho uccisa perché l'amavo». Falso!
Simonetta aggiunge «per me Michela Murgia è la nuova Elsa Morante»
Questo è anche il festival dei reading e di chi ce li ha fatti vivere con pathos con le loro appassionate orazioni: Fabrizio Gifuni, Daniele Monachella, Simeone Latini, Marco Spiga, Alessandro Melis e Lea Gramsdorff. Mani che si agitano e voci calibrate. La fisicità delle emozioni. Magistrale l’interpretazione che Gifuni fa del Pasticciccio di Gadda. «La lingua di Gadda è quanto di più teatrale ci possa essere», spiega Fabrizio, «Sono testi da far suonare ad alta voce».
Nei confronti degli autori di quelle pagine, di queste opere, c’è un rispetto quasi religioso e cercare la migliore forma interpretativa è uno dei compiti più difficili per l’attore.
Femminicidio e dittature, sesso e morte, educazione e legalità, follia e passione, sono solo alcuni degli argomenti che hanno caratterizzato questa decima edizione de L’Isola delle Storie. Ma anche speranza e redenzione. Sono gli occhi dei bambini che hanno animato e abitato i laboratori didattici. Figli di genitori illuminati che hanno preferito abbandonarli al calore di un incontro vero. In mezzo ad altri esseri umani. Immersi nei tratti del disegno e della pittura. Aule magnificate da mani bagnate nel colore, stampe animalier sui loro corpi come tatuaggi tribali.
Chi sono Rinocino, Cignippo, Coccopardo, Girazzo e Tartop? Chi sono questi “fantanimali”?
Scopritelo nella galleria fotografica.
E a Gavoi, a tutti gli artisti, ai musicisti, agli scrittori e a tutti quelli che hanno voluto fortemente che tutto questo accadesse, il pubblico dice grazie.
Grazie, per aver regalato a tutti, ancora una volta, la voglia di sognare. E un paio di ali per volare.

PHOTOGALLERY

  • marcello fois
  • Vauro Senesi
  • Vauro Senesi
  • I Fantanimali
  • Giammarco Mereu
  • Laboratori Didattici - Bambini in biblioteca
  • Lorenzo Amurri e Daniele Monachella
  • Lorenzo Amurri e Daniele Monachella
  • Teresa Porcella
  • L'Isola delle Storie
  • L'Isola delle Storie
  • L'Isola delle Storie
  • Alex Weatle
  • L'Isola delle Storie
  • L'Isola delle Storie
  • Paola Mastrocola
  • Lea Gramsdorff
  • Robert Hültner
  • Robert Hültner e Saverio Simonelli
  • L'Isola delle Storie
  • L'Isola delle Storie
  • Maurizio Di Giovanni al balcone con Zita Dazzi
  • Maurizio Di Giovanni al balcone con Zita Dazzi
  • Christine Kensche
  • stefano tura
    Marco Spiga
  • Federico Taddia
  • Paola
  • Alison Driver e Susanne Höhn
  • Soledad Ugolinelli
  • Emiliano Visconti
  • Fabrizio Gifuni
  • Anna Maria Falchi e Marco Porru
  • Chiara Valerio intervista Marco Porru e Anna Maria Falchi
  • Antonio Skármeta
  • L'Isola delle Strorie - 2013
  • Massimo Gramellini
  • Massimo Gramellini
  • Mirto con l'Autore: Marcello Fois,Massimo Cirri e Fabrizio Gifuni
  • Mirto con l'Autore - Massimo Cirri e Federico Taddia
  • Mirto con l'Autore - Massimo Cirri e Marco Malvaldi
  • Mirto con l'Autore: Gek Tessaro
  • Mirto Nell'Autore! La faccia di Gek Tessaro prima e dopo il Mirto...
  • Zita Dazzi
  • Mirto con l'Autore - Massimo Cirri e Chiara Valerio
  • Lorenzo Amurri e Daniele Monachella
  • Simeone Latini
  • Chiara Valerio
  • Alessandro Melis legge Ruxandra Cesereanu
  • Karl Lubomirski
  • Ruxandra Cesereanu
  • L'Isola delle Storie - 2013
  • Simeone Latini
  • Simonetta Agnello Hornby
  • Simonetta Agnello Hornby
  • Karl Lubomirski
  • Fabrizio Gifuni
  • L'Isola delle Storie
  • Mirto con l'Autore: Gianluigi Nuzzi
  • Mirto con l'Autore: Marcello Fois e Massimo Cirri

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