Alessio Spataro al Man
CHI HA PAURA DI
CHARLIE?

Satira
Cosa è la satira? Quali sono i territori ai quali ha accesso e quali gli sono negati?
Un incontro-dibattito al MAN per scoprire chi e cosa anima le matite che fanno tremare i poteri.


Dal Satyricon di Petronio nell’antica Roma ai Silli di Senofane di Colofone nell’antica Grecia. Dall’Inferno di Dante ai tratti satirici e grotteschi nei dipinti del fiammingo Hieronymus Bosch: l’umanità si è sempre nutrita di satira. Satira come arte del dileggio per far sorridere, satira per far riflettere. Satira per risvegliare, scuotere le coscienze.
Christophe Gristolu Thibaudeau
Dopo i fatti di sangue di Parigi, di qualche settimana fa, che hanno preso di mira la redazione di una delle riviste satiriche più conosciute di Francia, il MAN di Nuoro ha deciso di aprire un dibattito, un incontro, per interrogarsi sullo stato dell’arte e di salute della satira oggi. Cosa è la satira? Quali sono i territori ai quali ha accesso e quali invece gli sono negati? Il direttore del museo di arte contemporanea più importante della Sardegna, Lorenzo Giusti, si è avvalso della collaborazione di Manuelle Mureddu, talentuoso vignettista nuorese che a sua volta ha chiamato all’interno degli spazi museali alcune delle matite più conosciute nel panorama locale e nazionale.
Sottolinea subito Manuelle: «Tra i tanti autori di satira disegnata molto ma molto bravi ho scelto quello che a parer mio era il più pungente e il più graffiante: Alessio Spataro. L’altra persona che non è solo un mio amico ma anche uno dei più noti autori di satira disegnata in Sardegna è Bruno Olivieri».
Manuelle Mureddu
In una sala gremita di gente, Il dibattito si apre subito con una accalorata filippica di Christophe “Gristolu” Thibaudeau, parigino di nascita ma ormai residente in Sardegna da anni: «I terroristi sono stati geniali perché hanno colpito la mia gente, gente con la matita, gente che disegnava. Gente che aveva il coraggio di mandare affanculo il presidente della Repubblica, il Papa e i profeti. Tutte figure che voi in Italia non siete capaci di mandare a quel paese. Perché anche se i vignettisti italiani sono bravi, per me non lo sono altrettanto».
Si è parlato di rivoluzioni in Francia come in Sardegna e del ruolo che ha e ha avuto la satira anche nei periodi più bui della storia dell’umanità. Un dibattito e un incontro che è nato per disturbare. A cosa serve la satira? «Serve a evitare la polarizzazione noi-loro», spiega Manuelle Mureddu. «Sono profondamente convinto che la satira non divida anzi, sia un’importante collante sociale. La satira è satira quando colpisce un potere. Quale che sia questo potere. Se noi prendiamo in giro un cinese perché è cinese non è più satira: è razzismo! Se noi prendiamo in giro una persona più debole di noi non è satira è bullismo. La satira è la voce del popolo che si alza contro il potere. È la voce di un popolo che non ha altre armi per farlo. Ognuno lo fa utilizzando il proprio codice narrativo».

Alessio Spataro
«Questa è la prima volta che vengo in Sardegna», ci dice con un certo dispiacere, per non esserci stato prima, Alessio Spataro, disegnatore e vignettista satirico per riviste come Cuore, Kerosene e Frigidaire. «Da qualche settimana a questa parte, dalla strage di Parigi a oggi, mi viene chiesto dai giornali e anche da voi quali siano i limiti, o presunti tali, che la satira deve avere. Io rispondo sempre in maniera molto banale, dicendo che di limiti non ce ne sono, al di la dei limiti di legge che ogni stato ha o del contesto storico nel quale la satira si è mossa. Uno dei limiti più grossi e più chiari e uno dei paradossi più evidenti è che sono serviti dei morti per interrogarci su cosa sia la satira su cosa può giustificare una reazione piuttosto che un’altra. Qual è il limite tra un insulto, un invettiva, e invece una satira, una presa in giro legittima verso un potere? Io sono stato chiamato in causa probabilmente perché recentemente ho pubblicato un libro su una minoranza religiosa che è in realtà una minoranza laica come il Movimento 5 Stelle. Parlo di minoranza perché c’è sempre da fare un distinguo tra grillini praticanti e grillini non praticanti.
Manuelle Mureddu
Qual è il motivo per il quale è stata colpita una voce critica che si permetteva di insultare un profeta o anche soltanto disegnarlo o realizzarlo graficamente? A parte tutta l’indignazione, ovvia e comprensibile, qual è il vero motivo di quanto è accaduto a Parigi? L’unica cosa che riesce ad offendere e a mettere in discussione la legittimità di quel potere è la satira. Perché qualche anno fa ho potuto fare un libro satirico dal titolo “Papa Nazingher”? Perché non ho avuto nessun tipo di reazione legale, nonostante abbia sfidato le leggi vigenti, al di la della blasfemia, come il “vilipendio di stato estero”? Perché in Italia per un artista vignettista, come per un cabarettista, più è diffusa e conosciuta la sua satira e meno rischia. Mi ricordo nel 1997 quando allora in Italia c’era il Governo Prodi. Allora facevo vignette in modo saltuario per Liberazione il giornale di Rifondazione Comunista, che era parte della maggioranza che sosteneva il Governo Prodi. Capita che il direttore Sansonetti, senza accorgersene, con l’aiuto di un amico che sapeva che il direttore non era solito guardare gli articoli se non in modo molto sbrigativo, infila una mia vignetta sul Papa in seconda pagina. Era il periodo in cui il centrosinistra provava a fare delle leggi sulle unioni civili come i DICO. Io feci quella vignetta in cui rappresentavo Papa Ratzinger che, arrabbiato col telecomando in mano, guardava la televisione ed esclamava arrabbiato: “Porco Dico”. In quel caso non era tecnicamente una bestemmia ma era una cosa molto provocatoria che per fortuna non ha portato a nessun tipo di denuncia se non una citazione da parte di Cossiga in parlamento sulla mia vignetta. Se io avessi fatto quella battuta in televisione, quindi raggiungendo un pubblico molto più vasto, probabilmente non sarei qui. Quando facciamo una vignetta o una striscia satirica noi sappiamo che dobbiamo autocensurarci e i limiti che mi sono sempre stati chiesti - se ci sono e quali sono - sono quelli che ci diamo esattamente noi stessi. Non ne esistono altri».
«L’unica cosa che riesce ad offendere e a mettere in discussione la legittimità di quel potere è la satira»


Con Bruno Olivieri – disegnatore, sceneggiatore e giornalista - si è parlato di editoria legata alla satira: «Da dove nasce l’esigenza di creare un giornale, una rivista o una testata che si occupi di satira? A mio parere manca il muro dove Pasquino andava a scrivere le sue rime. Manca il contenitore. Mancano i giornali. Così nel 1999, a Cagliari, con alcuni amici creammo la Gaggetta dello Sport che, come si intuisce già dal nome, parlava di un’altra religione: quella del Calcio.
Christophe Gristolu Thibaudeau
Dopo un certo periodo che la nostra piccola esperienza editoriale iniziava a prendere piede, le nostre strisce furono veicolate, ospitate, all’interno delle pagine de L’Unione Sarda. È da questa nuova esperienza capimmo che la libertà che avevamo con la nostra rivista non era la stessa che potevamo avere con il quotidiano sardo. Pur non trattandosi di vignette blasfeme ci dicevano che con quella vignetta avremmo potuto adombrare quell’assessore, quel consigliere, e quindi si autocensuravano e censuravano noi. Sino a quando non andammo in qualche modo a toccare gli interessi dell’Editore del Gruppo, che era un immobiliarista. Lui aveva costruito una serie di case nella zona di Capoterra vicino a Cagliari: La Residenza del Sole. Nei cartelloni pubblicitari e nella carta stampata appariva un Giancarlo Magalli sorridente con un panama in testa, e una scritta che diceva: La Residenza del Sole, la residenza asciutta. A seguito di un alluvione che toccò Capoterra e allagò proprio quella zona dove erano state costruite quelle case, noi creammo una vignetta dove compariva un panama che galleggiava sopra un mare di acqua. Non ci dissero mai nulla, salvo farci fare un numero e non mandarlo mai in stampa adducendo a non bene precisate “questioni amministrative”».

Divertente anche nella mimica del suo racconto, Raffaele Pikereddu, apprezzato e conosciuto vignettista nuorese presente in sala, racconta di una Nuoro nei primi anni novanta dove: «Uscivamo dall’Istituto d’Arte e in quel periodo fondammo un giornale satirico “Su Raju” intorno al quale allora, Angelo Caria, ci aveva investito di questo ruolo: sparare a zero su tutto con le nostre vignette.
Raffaele Pikereddu
Tanto eravamo tutti minorenni, chi poteva denunciarci?».
Matite che si muovono sin dalla più tenera età, matite che graffiano e lasciano il segno. Ma davanti a che cosa la satira si deve fermare e davanti a che cosa invece quella matita deve andare avanti? Ci risponde subito Manuelle Mureddu: «La satira come tutti i prodotti culturali non è un prodotto univoco. A seconda degli stati o dell’ambiente nel quale si muove, non dico che ti devi fermare, ma ci devi pensare. Nonostante io sia fermamente convinto che Charlie Hebdo abbia fatto bene a pubblicare tutto quello che ha pubblicato, bisogna considerare una cosa molto importante: la cultura islamica in Francia è la cultura dei poveri e degli sfruttati di ritorno. E forse non è neanche la questione religiosa in se, ma la questione dell’appartenenza sociale, di fare blocco sociale davanti a una cosa che è più grande e più potente. Quindi ci chiediamo Charlie Hebdo ha tutto il diritto di pubblicare queste cose? Io lo farei? Non lo so».
Per Bruno Olivieri «La satira parte dal basso verso l’alto. La satira non ha senso se io attacco una minoranza o attacco una persona semplicemente per il colore della sua pelle o anche solo per il suo modo di pensare. Esistono anche delle norme giuridiche che cercano di delimitare questa satira.
Man Nuoro
Ma sono norme molto tecniche derivate da sentenze che cercano di fare da spartiacque tra una vignetta considerata satira piuttosto che una vignetta considerata cronaca. In parole povere la legge è molto più severa per chi diffama con una vignetta considerata cronaca, mentre davanti a quella considerata satira la legge è molto più tollerante».
Per Alessio Spataro la satira deve fermarsi «Davanti agli handicappati e ai lebbrosi. Non si può fare satira contro di loro. Davanti a quei poveri di mente invece, magari un po’ fascisti o razzisti, allora li bisogna andare avanti come con un Katerpillar. Con questi non ci si deve fermare proprio davanti a nulla».

E questo dibattito ricco di spunti e riflessioni è solo l’inizio di un nuovo percorso pedagogico: «Inizieremo con una serie di laboratori sulla satira», conclude Giusti, «indirizzati ai ragazzi delle ultime classi delle elementari, delle scuole medie e superiori, curati da Manuelle Mureddu insieme ai responsabili del dipartimento della didattica, Gianluca Mele e Pasqualina Schintu. Già a partire dalle prossime settimane ne vedrete delle belle. Come si dice in questi casi: Stay Tuned!».

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