Il Maestro Gimpaolo Bisanti con i Google Glass
CON GLI OCCHI DELLA TURANDOT

Nuove Tecnologie
Cosa vede un attore sopra al palco? Come interagisce con gli altri elementi dell’Opera? Così Google mette gli occhiali alla Turandot. Per fare entrare il teatro in tutte le case del mondo.

Dalle Aide che escono dalle lavatrici, raccontateci dal maestro Giampaolo Bisanti qualche giorno fa, ad altre improbabili forzature, più o meno folcloristiche, proposte in tutti i teatri del mondo per conquistare nuove fasce di pubblico. Ma una Turandot con gli occhiali non si era ancora vista. Quella che le testate nazionali e internazionali, presenti alla conferenza stampa nel foyer del Teatro Lirico, si sono subito affrettate ad etichettare come la Turandot 2.0
Turandot, Google Glass
Operazione tecno-culturale riuscita per un’arte in grado di generare nuovi paradigmi. In una Turandot dove ci eravamo abituati a godere - non senza palpiti di cuore e occhi bagnati di commozione a ogni recita - l’opera nell’Opera di Sciola, Mauro Meli cala il suo nuovo atout. Non pago dei numeri da record di questa monumentale ricostruzione dell’ultima grande Opera della lirica italiana, il sovraintendente del teatro Lirico di Cagliari arriva con un nuova super multimediale sorpresa: Google Glass, occhiali da indossare. Con una telecamera che riprende tutto e fa tutto: dalle foto ai video.
Turandot, Mauro Meli, Nicola Fioravanti, Alessandra Spada

Turandot
«Abbiamo iniziato a lavorare a tutto questo nel mese di febbraio», sottolinea Mauro Meli, «Questa avventura nasce dalla volontà di superare quello che nell’immaginario collettivo è l’immagine stessa di teatro: un luogo statico, pachidermico, per certi versi superato, non al passo coi tempi insomma. Tra i tanti obiettivi che ci siamo prefissati, il primo è stato quello di fare del teatro un luogo di ricerca. Quindi un luogo che cerca di abbinare alla qualità delle produzioni artistiche anche qualità nella ricerca e nell’innovazione: con un occhio di riguardo a quella che è la comunicazione. Uno dei problemi del mondo del teatro è infatti quello di avere, in genere, un pubblico non giovanissimo. A teatro vengono anche i bambini, ma quella fascia di età che va dai 20 ai 35 anni è più difficile da avvicinare a questo mondo. E a questa fascia di età appartiene proprio quel pubblico che è estremamente interessato al mondo del digitale e del web. Con la Turandot, che rappresenta l’ultima grande Opera italiana, Puccini in qualche modo proietta l’opera stessa nel futuro. Gli scenari stessi di questa opera qui al Lirico, disegnata dalla pietra di Pinuccio Sciola, sono immagine del futuro. Ecco perché ci è sembrato opportuno abbinare questa nuova tecnologia a questa Turandot. Naturalmente la tecnologia non può sostituire le emozioni di una recita dal vivo, in sala. Ma sapere che da qualsiasi parte del mondo, da oggi in poi, ci si potrà affacciare su una finestra chiamata web, per godere di un’ opera, e in un modo del tutto nuovo, credo che basti solo questo per giustificare l’investimento fatto nell’utilizzo di questa tecnologia».
Turandot, Google Glass



Nicola Fioravanti - del Media Lab che è parte integrante del progetto Co-opera del Teatro Lirico di Cagliari – racconta: «La Turandot che vedrete stasera è favolosa da sola, non ha bisogno certo di Google Glass per essere favolosa. Eppure con questa nuova tecnologia abbiamo tentato di proporre qualcosa di assolutamente nuovo. Raccontare attraverso una tecnologia indossabile e non esageratamente invasiva, quello che è il “punto di vista” degli attori sul palco. Generare una cronaca in diretta coi Google Glass una forma quindi di live tweeting multimediale, che permettesse a chiunque di seguire l’opera anche da casa. L’opera non nasce per un pubblico borghese e basta, l’opera è uno spettacolo popolare. L’opera è per tutti. Attraverso la tecnologia abbiamo tentato di restituire forza a questo concetto. In America c’è già stato un esperimento simile a questo, facendo indossare questi occhiali al pubblico. Ma qui, per la prima volta al mondo, saranno gli attori a indossarli. Tutto questo a costo zero. Mentre in America la prima sperimentazione è costata moltissimo, qui a Cagliari, per il Teatro Lirico, tutta questo è stato fatto a costo zero. E questo in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando ha un valore».

Turandot, Google Glass
Sul palco dal maestro Bisanti a uno dei professori d’orchestra, dalle ancelle passando per alcune delle donne del popolo di Pechino sino ad arrivare a uno dei quattro boia, il tecno-occhiale ha permesso di raccogliere filmati e fotografie. Le immagini registrate venivano poi filtrate, dietro le quinte, da uno staff di tecnici che, davanti ad alcuni computer, selezionava tutto il materiale raccolto per essere poi pubblicato sui canali social del Teatro Lirico.
Turandot, Google Glass

Alessandra Spada, Google Enterprise Partner, aggiunge: «La nostra passione sono le tecnologie. Applicare la ricerca del TSC LAB all’interno di un istituzione teatrale così importante come il Lirico di Cagliari è stata per noi una nuova sfida. Tecnologia al servizio dell’arte, che all’inizio sembrava una sfida impossibile. Perché ci sembrava di essere invadenti all’interno di un percorso creativo così particolare. Il format che abbiamo pensato è nato con questa Turandot, ma nulla ci impedisce di poterlo esportare ad altre realtà. Con questa modalità di applicazione della tecnologia avremo la misurazione della convergenza tra il fisico e il virtuale. Questo ci permetterà di concentrare il focus e quindi capire meglio come fidelizzare un certo tipo di pubblico attraverso la distribuzione multicanale di queste importanti informazioni».

Conclude Fioravanti: «Naturalmente la cosa non finisce qui. Ci sono delle importanti novità, delle sorprese a cui assisterete già a partire dalle prossime rappresentazioni. Per questo vi invitiamo sin da ora a ritornare qui in teatro già dalla prossima settimana».

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