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Porto Cervo Wine Festival
PORTO CERVO
WINE FESTIVAL

Il Vino 2.0 nei 50 anni della Costa Smeralda

Sono in ristorante. Seduto a tavola per la cena. La sala è piena.
Il chiacchiericcio delle persone si confonde con la musica in sottofondo. Non so perché, ma la mia attenzione viene catturata dalla gestualità di una donna che sorseggia un buon bicchiere di rosso. Mi succede spesso. Mi è sempre successo. L’eleganza è spesso un dettaglio. Un gesto. Osservare in controluce le tonalità di quel colore. Chiudo gli occhi. Penso poi che il paese in cui vivo mi offre oltre 600 varietà di vitigni autoctoni. Saperi secolari che hanno affinato conoscenza e prodotto a partire dalla vigna. Davanti a lui si sono celebrate amicizie, consumato amori e promesse d'amore, stretti affari, viaggiato tra le pagine di un libro. Mescolanze di culture e saperi. Esperienza sensoriale.
La passione per un vino. Per un luogo.
Un luogo prestigioso e raffinato. Porto Cervo ha la capacità di ammantare di levità e eleganza qualsiasi manifestazione decida di ospitare. A questa regola non sfugge neppure il Porto Cervo Wine Festival, evento targato Starwood, che qui nel cuore della Costa Smeralda veste le eleganti architetture dei quattro gioielli: Hotel Pitrizza, Cervo, Romazzino e Cala Di Volpe. Nonostante il variegato panorama nazionale di festival e manifestazioni dedicate alle produzioni vitivinicole la kermesse smeraldina si ritaglia anno dopo anno la sua fetta di affezionato pubblico e addetti ai lavori. In anticipo di qualche settimana rispetto a Cantine Aperte, dove i consumatori sono invitati a far visita a masserie e cantine, l’appuntamento di Porto Cervo non vuole essere solo tassonomia di etichette, ma soprattutto punto di incontro tra winemonger, wine lover, buyer e produttori. Riuscire a far convivere contemporaneo e tradizione.
A partire dalla seconda metà degli anni zero, quasi per tutti è diventato semplice aprire un account su uno dei tanti social media – quello di Zuckerberg in testa – che oggi si trovano in rete.
Creare il profilo del proprio brand, lanciare di tanto in tanto nuovi accattivanti claim, condividendo immagini, frasi ad effetto o più prosaicamente effimeri stati emozionali.
Certo oggi sono gli internauti a rappresentarsi sempre più spesso in una pletora di immagini che li ritraggono a tavola mentre tra una portata e l’altra stappano una bottiglia di vino tra comunicazione diretta e indiretta.
Ma possono bastare i 140 caratteri cinguettati di Twitter?
Lo facciamo nel migliore dei modi? Come si racconta, come comunica il vino ai tempi di facebook?
A questo, la quarta edizione del Porto Cervo Wine Festival, vuole cercare di suggerire le giuste risposte.
Ha chiamato a corte alcune delle penne più illustri, wine blogger e guru del marketing nell’era del web 2.0
Persone dall’intelletto affamato. Grandi appassionati prima ancora che professionisti.
Luciano Pignataro, giornalista de Il Mattino. Elisabetta Tosi, giornalista indipendente e esperta in wine marketing. Slawka Scarso, consulente in comunicazione enogastronomica e delle arti e docente di marketing del vino presso la LUISS Business School di Roma. Andrea Scanzi, giornalista de “Il fatto quotidiano”, che anche nel suo seguitissimo blog tra apprezzamenti e qualche critica ben calibrata racconta questa edizione numero quattro.
Vittorio Castellani (vedi alla voce Chef Kumalé) ci tiene a precisare «non sono uno Chef come in tanti credono, ma un semplice appassionato di buona cucina» nel suo blog ilgastronomade.com condivide la sua esperienza pluriennale a internazionale di ricette provenienti da ogni dove.
Bruno Gambacorta nelle vesti di moderatore ma anche a presentare la sua ultima fatica letteraria “Eat Parade” – che è anche il titolo della fortunata rubrica enogastronomica del TG2 - a significare anche in questa occasione come il vino e il cibo possano diventare importanti strumenti per creare relazioni.
Il vino nel tempo dei social media.
Si chiama Movinclik il nuovo social network tutto italiano (non ancora on line) dedicato al vino che il suo brillante ideatore Daniele Cirsone presenta qui a Porto Cervo. Dalla sezione Food a quella del reportage passando per le degustazioni, questo hub della passione per il dio bacco promette, ci tiene a sottolineare Daniele, grandi novità e qualcosa di non visto nell’immenso panorama della rete.
Il vino come elogio alla lentezza.
Ci sono bicchieri in grado di coccolarti come il suono caldo di una Gibson Old Black.
Il grande pubblico viene invitato a degustare, presso le grandi sale del Cervo Conference Center, il risultato del lavoro e della tradizione. Non solo cantine sarde, ma anche produzioni dalle regioni italiane dalla grande e più blasonata vocazione vitivinicola come Toscana, Piemonte e Veneto. E l’immancabile Perriet Jouet che avevamo già felicemente incontrato nelle ultime edizioni della Deluxe di Porto Cervo.
Spazio anche a premi e riconoscimenti. Porto Cervo Wine Festival Sardegna all’importante lavoro delle cantine “SELLA&MOSCA”. Mentre il Porto Cervo Wine Festival Italia è andato nelle mani di Gianni Grassi per “Castello Banfi” prestigiosa azienda di Montalcino. Con lo Style magazine award il mensile STYLE del Corriere della Sera ha infine premiato il carignano del Sulcis “TERRE BRUNE” della cantina di Santadi.

Si brinda alla gioia, alla socialità, alle grandi passioni e ai meravigliosi 50 anni della Costa Smeralda. Quella degli anni sessanta e quella di oggi. Auguri Principessa.