PAOLO FRESU

Paolo Fresu

MUSICA JAZZ

«L'artista è un'eccezione: il suo ozio è un lavoro, e il suo lavoro un riposo: è sia elegante che trascurato; indossa, per scelta, la blusa da contadino e impone il frac indossato dall'uomo alla moda, non subisce le leggi: le detta!», Honoré de Balzac

Paolo Fresu Sono passate le cinque del pomeriggio da cinque minuti quando, ad interrompere il suono di archi e fiati, scoppia fragoroso e garrulo un applauso che riecheggia lungo i corridoi e le aule della scuola di musica di Via Mughina a Nuoro. Si è appena conclusa l’ultima Master Class del Maestro. «Quanto tempo ci occorre per l’intervista?» chiede stringendomi la mano.

Si presenta così, t-shirt e pantalone alla Capri, con un look apparentemente shabby ma che in realtà è frutto di una naturale combinazione tra buon gusto e attenzione per i particolari. Attento ma non vanesio, Paolo Fresu è un dandy di altri tempi. Perché il suo è uno stato mentale prima ancora che uno stile di vita. Col suo sorriso delicato e gentile e lo sguardo profondo e lucido di chi custodisce un abisso di cose preziose da scoprire. Quanti viaggi, quante sfide, quante persone incontrate e vissute. Glielo leggi negli occhi ogni volta che alza lo sguardo per rispondere alle tue domande. Il suo è un procedere per immagini in movimento. E te le fa vivere in parole e in note.
Ralph Towner lo descrisse come «uno straordinario musicista lirico. In definitiva è uno capace di raccontarti una storia mentre suona». Lui è quel che è, o per usare le sue stesse parole nell’autobiografico libro Musica Dentro, «Ciascuno è maestro di ciò che è, non di ciò che sa».

Il Maestro delle utopie.

Paolo trasforma i sogni in desideri. I desideri in progetti. Anche contro la canea di chi tra “chi te lo fa fare?”, “lascia perdere è impossibile!”, lo avrebbe voluto riportare coi piedi sulla terra. Ma l’Icaro di Berchidda non ci pensa proprio a viaggiare comodo. E quando lo fa si porta appresso una pletora di nomi e di artisti che arrivano da tutto il mondo. Amore e rispetto per l’alterità. La diversità come territorio dove muoversi in crescita e in divenire. Lo ha fatto per “!50”. Un viaggio emozionante nella Sardegna altra. Partito il 12 giugno del 2011 nel vecchio caseificio di Berchidda e conclusosi, il 31 luglio dello stesso anno, con una standing ovation al Teatro Lirico di Cagliari. Ottomila chilometri alla ricerca di “energie” alternative. Così i concerti alimentati dalla passione del pubblico e degli artisti, venivano sonorizzati e illuminati con la potenza del sole e del vento attraverso il “Carro delle Energie”. Per un rispetto quasi biblico del territorio, in luoghi da togliere il fiato: dall’Anfiteatro di Nora alla Valle della Luna, dalla Cartiera Sabauda di Tresnuraghes alle vecchie miniere di piombo e zinco di Montevecchio. Paolo Fresu Per far conoscere e amare il jazz anche fuori dalle capitali mondiali dei clubbers. Così hipsters e persone comuni si sono ritrovati insieme a farsi bagnare dai quei suoni e dai riverberi della natura. “Forse mai quei luoghi avevano sentito violini e violoncelli suonare al tramonto…”, scriverà poi, nel suo libro Paolo Fresu, 50 suonati che la casa editrice Ilisso pubblicherà per tributare in immagini e parole l’idillio di questo grande sogno.

Ma l’inesauribile carica divulgativa e umana non si limita ai concerti o alla creazione di Tuk Music, la sua etichetta indipendente e incubatrice per nuove promesse. E dopo il primo anno di Time in Jazz della sua amata Berchidda, da forma e sostanza a "Nuoro Jazz”. Un format didattico dal respiro internazionale nel cuore della Barbagia. Per una musica che è anche anatomia dell’anima. Una macchina del jazz e piattaforma culturale, che grazie anche all’ importante contributo dell’Ente Musicale di Nuoro e a un corpo di insegnanti di primissimo livello, in 25 anni ha sfornato nuovi talenti e fatto amare il jazz anche a chi lo ha sempre percepito come una corrente musicale per pochi eletti. Lo ha fatto si con la didattica ma soprattutto trasformando le piazze, entrando nelle case e nel cuore della gente. Così Piazza Mameli quest’anno o Piazza Satta l’anno precedente sono diventate quinte e palco per happening dal forte impatto emotivo. Musicisti che apparivano all’improvviso dai balconi per poi ritrovarli con le loro arpe, fiati e percussioni a suonare in mezzo alla gente. Folletto e Pifferaio Magico. Affabile trascinatore di folle.

Paolo Fresu L’Università di Milano Bicocca gli consegna, nel marzo del 2013, la laurea ad honorem in “Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici.” Con una Lectio Doctoralis che già dal titolo racchiude l’epigrafe di un successo e di chi è capace di trasformare le utopie in progetti: “L’impossibile possibile”.

E lui è qui davanti a noi, coi suoi “50 anni suonati” che ne dimostra dieci di meno, immerso nella sua infinita umiltà, e nel suo inappuntabile carisma. E ora che la sua creatura, Nuoro Jazz, ha compiuto il quarto di secolo Paolo si appresta a seguire il pensiero del grande Giorgio Strehler quando diceva: «Il regista insegna agli altri a far l’amore ma quando arriva il bello, e finalmente si consuma l’atto, deve sparire dalla scena».
E prima che chiuda quella sacca di pelle, coi suoi preziosi ottoni, per lasciarsi alle spalle queste aule, noi lo abbiamo voluto incontrare.

Paolo in tre aggettivi

Testardo, appassionato, curioso.

La tua vita in un film: a chi affideresti la regia?

A due registi: uno che mi conosce molto bene e un’altro che non mi conosce per nulla.

Il brano musicale che farebbe da colonna sonora?

Una fuga di Bach. Perché Bach potrebbe essere la colonna di qualsiasi film.

Se fossi un mese dell'anno?

Settembre. È il mese in cui tutto inizia e in cui tutto finisce.

Cosa è In cosa è Out?

In l’introspezione. Out la follia.
Un po’ come il mio suonare, che è allo stesso tempo introspezione e follia.

Paolo Fresu

Il tuo motto?

Volere è potere. E poi un'altro che in sardo dice: In camminu s’acconzat barriu (Lungo il cammino si aggiusta il carico).

Cosa è per te l'Italia?

L’Italia è un paese straordinario abitato da conigli.

Un oggetto o un luogo romantico.

Un fiore. Ma per estensione è romantico tutto ciò che è concepito con passione. Può esserlo anche un coltello.

La parola che vorresti abolire?

Sono due: Guerra e Odio.

Il film che più di tutti abita il tuo cuore?

Il Monello di Chaplin, ricordi di camini e castagne in una TV in bianco e nero.

Il tuo colore preferito?

Il fucsia.

Il tuo numero porta fortuna?

Non ho un numero fortunato. Non sono neppure scaramantico.

La prima cosa che pensi associata alla parola “Passione”?

Il rosso.

Come dovrebbe essere la tua casa delle favole nella quale abitare?

Dovrebbe essere una casa in campagna. Grande e non piccola - in genere nelle favole la case sono molto piccole - e molto piena di cose.

Nel tuo guardaroba non devono mai mancare:

Dei capi colorati. Cose con molto colore. Anche una calza.

Sei felice?

A volte.

La tua più grande paura?

La malattia.

Come ti vedi tra 10 anni?

Non mi metto molto il problema, più maturo e spero non più stanco di ora.

Arredamento: classico, rustico, moderno o...?

Moderno e Classico. Le cose classiche sono perennemente moderne.
La mia casa di Bologna è molto moderna. Qui in Sardegna, la mia casa è moderna ma con molti oggetti classici. Quella di Parigi è moderna ma anche molto etnica: amo molto l’artigianato africano.

Cos'è per te Parigi?

Cosa era: la porta per il mondo e il luogo degli incontri.

Tre oggetti dai quali non ti separeresti mai

Da un pianoforte, ne ho uno in ogni casa. Da un computer: è il mio strumento di comunicazione. Un buon libro.

Il tuo cartoon preferito?

Uno dei tanti di Walt Disney.

Il tuo piatto preferito?

Mi piace tutto: in particolare i passati e le brodaglie.

Se fossi una delle quattro stagioni?

Idealmente la primavera, ma dico l’estate.

La cosa che detesti di più nelle persone?

La falsità, che poi si porta appresso tante altre cose…

Paolo bambino cosa avrebbe voluto fare da grande?

A momenti alterni il sarto e poi il fioraio.

Se fossi un animale?

Un cane o un gatto.

Quanto conta l'amore per te?

L’Amore è tutto.

Un' epoca storica nella quale ti sarebbe piaciuto abitare.

A cavallo tra fine 800 e 900.
È stato un momento in cui le arti si sono finalmente toccate.
Sarebbe bello chiedersi quando e dove.

Il tempo passa e porta via con se tante cose. Ma che cos’è veramente che non va mai fuori moda?

Il pensiero qualsiasi esso sia. Se il pensiero segue la moda allora va fuori moda.
Meglio quindi il pensiero indipendente. Quello si che non va mai fuori moda.

Arrivi ad una festa. La sala è gremita di persone. Qual'è la persona che attira di più la tua attenzione?

Quelli che stanno in gruppo si confondono troppo tra di loro.
Sicuramente quella persona che è più in disparte.

Raccontaci un aneddoto curioso, qualcosa che ti è capitato nella tua vita di artista.

Sono davvero tanti… Un giorno alla fine di un concerto un uomo mi si avvivicina e mi chiede: «Ma il jazz le note le ha?»

Il tuo sogno nel cassetto?

Faccio sempre quello che mi passa per la testa.
Più di sogni parlerei di desideri, progetti. A volte vanno in porto a volte no. Avevo in mente un progetto sulla musica barocca…

Cosa è la vera felicità?

Fondamentalmente è riuscire ad essere in sintonia con te stesso e con gli altri.

Che messaggio daresti a tutti quei giovani che vorrebbero uscire dalle proprie “cantine” per dar voce, fiato e pubblico ai propri strumenti?

Non leccarsi le ferite. Fare al di la di tutto, senza mettersi nelle mani degli altri. Non stare ad aspettare. Provare a darsi delle risposte.
Abbiate il coraggio di osare e passare all’azione.
Alla nostra classe politica, di andare incontro alle istanze di questi giovani.

Paolo Fresu Paolo Fresu Paolo Fresu Paolo Fresu Paolo Fresu Paolo Fresu

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